Non si può toccare un fiore senza disturbare una stella. G. Bateson
La parola ecologia deriva dal greco “oikos” che significa casa e “logos” che significa discorso, volendo essere fedeli al suo significato etimologico, essa definisce lo studio degli organismi e del loro ambiente.
Siamo nel 1866 ed è Ernst Haeckel a coniare il termine ecologia nel suo “Generelle Morphologie der Organismen” collocandola entro la cornice degli studi di storia naturale.
L’ecologia come scienza ufficiale nasce per formulare risposte e rimedi all’indomani della rivoluzione industriale a causa del sempre più esasperante sfruttamento delle risorse e dell’impatto sempre più significativo che l’operato dell’uomo genera nell’ambiente naturale. La parola ecologia viene quindi investita del compito di designare la “crisi del rapporto tra l’uomo e la natura”.
Uomo e natura nella cultura occidentale hanno rappresentato, fino hai giorni nostri, una dicotomia. Il seme di tale modalità di categorizzare il mondo è da rintracciare nelle teorizzazioni Cartesiane: Cartesio separa la res extensa (cosa estesa) realtà tangibile dotata di estensione e consistenza dalla res cogitans (cosa pensante) realtà intangibile non dotata di consistenza materiale assegnando all’uomo, dotato di entrambe, il primato sulla Natura perché capace di dominare e governare, grazie alle sue facoltà raziocinanti della res cogitans, l’ambiente naturale.
L’orientamento a categorizzare in maniera dicotomica si osserva in molti altri ambiti concettuali. Spirito/materia, mente/natura, mondo interno/mondo esterno, razionalità/emotività, logica/intuizione, corpo/mente; in virtù di questa tradizione filosofica spesso sono ancora visti come separati da palizzate invalicabili. Questo humus culturale ha contribuito a radicare il concetto di un Mondo Naturale dotato di esistenza passiva alla mercé dell’uomo che sfrutta le sue risorse.
La teoria della relatività di Einstein fa da apripista alla concezione dell’universo come un insieme dinamico, le cui componenti hanno tra loro legami di interdipendenza. Grazie ad Einstein ed a i suoi “colleghi” Bohr, Maxwell, la realtà inamovibile e certa non esiste più; la teoria della relatività affranca il sapere da certezze monolitiche e immutabili giungendo ad influenzare anche il pensiero e la disciplina ecologica, fino a dare vita al sistema di pensiero, il cui promotore è stato Arne Naess, chiamato “Deep Ecology” (ecologia profonda).
Essa rimuove la visione antropocentrica per fare propria la concezione dell’Uomo come parte della Natura e della Terra come l’Organismo cui egli appartiene.
La sua proposta è quella di un mutamento di Gestalt (vedi nota 1) nel rapporto Uomo-Natura in cui ogni soggetto è chiamato a sviluppare comportamenti attivi per promuovere il rispetto dell’ambiente. È su questi presupposti che oggi, in ambito psicologico, si parla di “intelligenza naturalistica”, termine coniato da Howard Gardner che presuppone l’acquisizione di intelligenza interpersonale ed intrapersonale prima di conquistare l’ “intelligenza ecologica”; capacità descritta da Daniel Goleman come “capacità di cogliere le molteplici connessioni che ci legano al nostro ambiente e quindi la consapevolezza del margine di potere che abbiamo individualmente e collettivamente di agire per cambiare le cose”.
Avere intelligenza ecologica significa essere consapevoli delle ricadute delle nostre azioni sull’ambiente, significa documentarsi per valutare e rimuovere l’oneroso “impatto nascosto “che hanno le nostre scelte sull’emissione di gas inquinanti, sulla produzione di sostanze tossiche, sul consumo di risorse naturali, sulla sofferenza degli animali. Significa, aggiungo io, anche governare con competenza e responsabilità il fine vita di un prodotto, chiamato “rifiuto”, modificando la sua funzione d’uso, conferendogli un futuro.
Qualunque impresa che svolga un ruolo di attore nel contesto economico specie quelle più significative in termini di impatto ambientale, hanno la responsabilità di educare allo sviluppo di questa capacità chiamata intelligenza ecologica.
Il percorso di formazione progettato ed erogato di recente in aziende specializzate nella raccolta di rifiuti industriali è stato una interessante esperienza nella quale si è dato il giusto spazio ad una riflessione, necessaria ed eticamente importante, sul tema dell’intelligenza ecologica.
Preparare e formare questa rete di raccoglitori ha contribuito anche a dare maggiore efficacia ed incisività sul tema anche nei confronti dei molteplici interlocutori che di volta in volta si affacciano nella operatività di chi raccoglie “rifiuti”.
Indipendentemente dagli “occhiali disciplinari” che si possono indossare affrontando questi temi, abbiamo verificato che questa formazione ha la potenzialità di essere utile anche alle singole persone per muoversi con più “coscienza civile” nel nostro ambiente, ha la potenzialità di alfabetizzare chi ora punta il dito della propria ignoranza su chi lavora nell’ambito della raccolta dei rifiuti senza comprendere il valore di tale impegno.
Allora avanti con questo percorso di cambiamento, con la conquista di un nuovo sapere, saper fare e saper essere.
(Nota 1) Gestalt: Importante indirizzo della psicologia moderna sorto agli inizi del XX sec., secondo il quale ogni percezione si presenta all'esperienza come un tutto unico, come una struttura definitiva avente una sua forma individuale, e non come una giustapposizione di unità elementari. Il principio fondamentale della teoria della Gestalt è “Il tutto è superiore alla somma delle singole parti”. Secondo la psicologia della Gestalt, ciò che percepiamo non è una somma di elementi, ma una sintesi della realtà.
Di Maria Teresa Fiorentino